Mi alzo presto, con un buco nel cuore che non si riempie, non dovrei averlo eppure c’è, ne circumnavigo il perimetro con la mente, percependo il vuoto di là del suo bordo, cercando di ritrarmi con un senso di vertigine, ma niente.
Succede talvolta che i luoghi, le cose o le persone che ci mancano ci arrivino addosso come un onda improvvisa e per un pò ci sommergono, ci smarriamo per qualche momento finché, più o meno velocemente, non recuperiamo l’equilibrio, poggiando sulla realtà che ci circonda, cercando di coglierne il bene, piano, fino a recuperare un po’ di equilibrio.
Questa è la storia della mia domenica mattina.
Esco di casa presto, con un peso sullo stomaco e un buco nel cuore, cerco di ristorarmi con un cornetto e un cappuccino, leggo il giornale, passeggio, mi ripeto di non pensarci, ma niente.
La mia mente corre sull’orlo del buco nero come la Perla nera di Jake Sparrow intorno al gorgo nel mare, anche la mia Calypso personale ne sa creare di vorticosi e io resisto passeggiando, provo a mettere la barra a dritta cercando di sfuggire.
Piazza Prefettura è ancora mezza vuota, il sole che finalmente è uscito dalle nuvole incerte del primo mattino, scalda ma solo il fuori, mi incammino verso Montereale alla ricerca di ispirazione e, forse, pace interiore.
All’uscita del ponte vedo Giovanni, con la pettorina blu è già al lavoro, Potentini Armati di Zappa – PAZ, è il nome che hanno scelto per questo gruppo di potentini che ripulisce il Parco, ci salutiamo, poche chiacchiere e mi ritrovo ad indossare la pettorina di Gianluca con un rastrello in mano.
Comincio a ripulire la stradina dal tappeto giallo e marrone di foglie autunnali e man mano che mi concentro a ripulire le aiuole percepisco un cambiamento, l’orlo del buco nero tremola, il gorgo pian piano si frange.
Non capisco bene neanche cosa succede, ma mi lascio portare e non mi sembra più di pulire la strada ma la mia mente, non sono più foglie quelle che spazzo e accumulo via, ma pensieri dolenti, li spazzo via, ripulisco il mio giardino e metto ordine, dopo poco il sole e il movimento mi fanno sudare ma non mi fermo, il mio mare interiore ora è calmo, respiro, riesco finanche a scherzare con un paio di ragazze che, come me, raccolgono foglie.
Vi domanderete forse perché vi racconto tutto questo.
Innanzitutto per dire a Giovanni che credo proprio che domenica ci vedremo di nuovo e che occorrerà che ordini felpa e pettorina anche per me, poi per dire che sono stato stupido, avevo intuito che mi sarebbe piaciuto, ma mi sono lasciato prendere dai mille problemi e dalla pigrizia, con entrambi posso far tregua per due ore la domenica mattina.
E poi per condividere due riflessioni sulla nostra Città.
Potenza è una piccola città, abitata da gente di provincia abituata a lasciar fare, a farsi governare, al limite a borbottare (protestare mai, non ci è abituata), eppure esiste una via per cambiare le cose, semplice, banale, quella di farle, di non aspettare, di smettere di fare i vagoni e cominciare a fare la locomotiva.
Mi ricordo com’era il Parco qualche tempo fa, e vedo com’è, a volte un po’ di lucida PAZzia serve a cambiare le cose, c’è da copiare, c’è da emulare, senza bandiere, senza etichette, solo cittadini che fanno senza aspettare.
La mia domenica è andata meglio, ho riempito il mio buco di foglie, e da grigio sono diventato giallo, marrone, rossastro, azzurro è stata una bella sensazione e una bella domenica mattina, ad ora di pranzo i miei passi erano più leggeri e la prua della Perla nera fendeva di nuovo il mare senza pericoli.
Buona Domenica.
Esco di casa presto, con un peso sullo stomaco e un buco nel cuore, cerco di ristorarmi con un cornetto e un cappuccino, leggo il giornale, passeggio, mi ripeto di non pensarci, ma niente.
La mia mente corre sull’orlo del buco nero come la Perla nera di Jake Sparrow intorno al gorgo nel mare, anche la mia Calypso personale ne sa creare di vorticosi e io resisto passeggiando, provo a mettere la barra a dritta cercando di sfuggire.
Piazza Prefettura è ancora mezza vuota, il sole che finalmente è uscito dalle nuvole incerte del primo mattino, scalda ma solo il fuori, mi incammino verso Montereale alla ricerca di ispirazione e, forse, pace interiore.
All’uscita del ponte vedo Giovanni, con la pettorina blu è già al lavoro, Potentini Armati di Zappa – PAZ, è il nome che hanno scelto per questo gruppo di potentini che ripulisce il Parco, ci salutiamo, poche chiacchiere e mi ritrovo ad indossare la pettorina di Gianluca con un rastrello in mano.
Comincio a ripulire la stradina dal tappeto giallo e marrone di foglie autunnali e man mano che mi concentro a ripulire le aiuole percepisco un cambiamento, l’orlo del buco nero tremola, il gorgo pian piano si frange.
Non capisco bene neanche cosa succede, ma mi lascio portare e non mi sembra più di pulire la strada ma la mia mente, non sono più foglie quelle che spazzo e accumulo via, ma pensieri dolenti, li spazzo via, ripulisco il mio giardino e metto ordine, dopo poco il sole e il movimento mi fanno sudare ma non mi fermo, il mio mare interiore ora è calmo, respiro, riesco finanche a scherzare con un paio di ragazze che, come me, raccolgono foglie.
Vi domanderete forse perché vi racconto tutto questo.
Innanzitutto per dire a Giovanni che credo proprio che domenica ci vedremo di nuovo e che occorrerà che ordini felpa e pettorina anche per me, poi per dire che sono stato stupido, avevo intuito che mi sarebbe piaciuto, ma mi sono lasciato prendere dai mille problemi e dalla pigrizia, con entrambi posso far tregua per due ore la domenica mattina.
E poi per condividere due riflessioni sulla nostra Città.
Potenza è una piccola città, abitata da gente di provincia abituata a lasciar fare, a farsi governare, al limite a borbottare (protestare mai, non ci è abituata), eppure esiste una via per cambiare le cose, semplice, banale, quella di farle, di non aspettare, di smettere di fare i vagoni e cominciare a fare la locomotiva.
Mi ricordo com’era il Parco qualche tempo fa, e vedo com’è, a volte un po’ di lucida PAZzia serve a cambiare le cose, c’è da copiare, c’è da emulare, senza bandiere, senza etichette, solo cittadini che fanno senza aspettare.
La mia domenica è andata meglio, ho riempito il mio buco di foglie, e da grigio sono diventato giallo, marrone, rossastro, azzurro è stata una bella sensazione e una bella domenica mattina, ad ora di pranzo i miei passi erano più leggeri e la prua della Perla nera fendeva di nuovo il mare senza pericoli.
Buona Domenica.
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