mercoledì 25 febbraio 2015

Ipnotiche realtà!!!



Grazie a Luigi Marchese, un fan che girovagando e fotografando per paesi lucani ha realizzato questo meraviglioso scatto, mostrandoci che, in fondo, in ogni angolo, in ogni luogo se osserviamo bene possiamo ritrovare personaggi, luoghi, situazioni e .... oscillazioni ipnotiche!!!



venerdì 6 febbraio 2015

25 ANNI DI GEOLOGIA (IN REALTÀ 27)


Oggi ottengo il mio timbro d’argento, sono passati 27 anni dal lontano 1988 in cui ho ottenuto il mio sudatissimo timbro professionale da geologo, fino a stamattina non ci ho pensato molto e, forse, se non mi fosse capitata sotto mano una vecchia foto bastarda che mia madre conserva su una mensola che mi riprende nel letto del torrente Camastra, avrei continuato a non pensarci e invece…..
Cazzo se ne è passato di tempo, quante facce, quanti posti, quante montagne ho scalato in questi anni, mi ritornano in mente per immagini, i miei piedi al margine della cresta calcarenitica su cui sorgono i templi di Agrigento, una dolina sul monte Fossino, l’acqua della Sorgente San Giovanni di Castelluccio, i frammenti delle case ancora distrutte sotto la frana di Senise, Roccanova, Castronuvo, Latronico, il caldo di Leptis Magna, le cime dei monti Fagaras in Romania, le chiesette di Salatrocu e il Pope che ci racconta degli ori e delle icone, il lago Vidraru, le gravine di Matera, di Ginosa, di Palagiano, le sorgenti del Monte Sirino, l’Acqua di Colantonio che va in letargo d’Inverno e di sveglia a primavera, i vulcanetti di fango presso Vaglio, la puzza di zolfo della Solfatara di Pozzuoli.
Ponti, strade, dighe, gallerie, fabbricati, geoarcheologia, ferrovie, acquedotti, pozzi, qualche migliaia di perforazioni eseguite nel sottosuolo in giro per l’Italia e all’estero, facce di clienti, il sorriso di una vecchia algerina davanti all’acqua che usciva da un pozzo appena eseguito, la fatica disegnata sul viso degli autisti delle pale meccaniche che combattevano per tenere aperta la Statale 90 invasa da una frana gigantesca.
Fare il geologo è la cosa migliore che possa capitare a chi ama la natura ed è dotato di fantasia, secondo me due doti indispensabili per fare un buon geologo, senza immaginazione non si fa strada, non è un lavoro da ragionieri o da ingegneri, ci vuole esperienza, apertura mentale, la natura non si lascia mai leggere facilmente, bisogna conoscere le regole e saperne intuire le eccezioni.
Sono stato fortunato, ho avuto grandi maestri, ho lavorato con il Professore Cotecchia, “Il Professore”, mi ha insegnato tutto, mi ha dato metodo, mentalità, mi ha insegnato a incanalare la mia immaginazione nella giusta direzione, il suo studio negli anni 90 era una fucina delle migliori menti nel campo della geologia applicata italiana, fianco a fianco c’erano Ordinari, Ricercatori, Ingegneri, Geologi, disegnatori, topografi in squadra su ogni progetto.
Mentre in quel periodo Ingegneri geotecnici e geologi si beccavano su conflitti di competenza, importando nel mondo della professione un conflitto nato nel mondo accademico, io vivevo professionalmente in una sorta di Accademia in cui il confronto era libero e lo scambio intensissimo, ne uscii per mia volontà nel ’94 con un bagaglio di esperienza importantissimo.
Credo di non aver mai detto un sincero e sentito grazie a Vincenzo Cotecchia, vorrei chiamarlo per dirgli quel grazie che non gli ho mai detto, un grazie per avermi insegnato moltissimo.
Fare il geologo è difficile, ci vogliono occasioni per fare esperienza, per vedere cose nuove, fenomeni, situazioni, per crearsi la propria biblioteca di conoscenza di cui i libri e l’Università, ahimè, non costituiscono che gli abbecedari delle prime classi.
Non c’è libro che ti può insegnare a riconoscere una frana, né a comprenderne l’evoluzione, ne devi aver viste tante e tante, devi aver messo gli scarponi nel fango tante volte e scalato tanti pendii per arrivare a sentirti abbastanza sicuro di riuscire a riconoscerla in tempo.
Non c’è libro che ti insegni a seguire le vie imperscrutabili delle acque sotterranee, a coglierne i segni minimi, a percepirne il flusso fino ad intercettare le sorgenti o i punti utili per realizzare un pozzo.
I miei colleghi di oggi sono molto digitali, le parole d’ordine sono GIS, WEB GIS, computer, tutto molto lontano dal “mente et malleo” che ha ispirato le generazioni di geologi che mi hanno preceduto e anche la mia.
Ma ogni tempo ha i suoi metodi e le sue tecnologie, io pur continuando ad essere un geologo che sperimenta le nuove tecnologie rimango ancorato a quel mente ed malleo che è il nostro motto.
Dopo 27 anni di professione, e oltre 30 che frequento il mondo della geologia, domani ritiro per la prima volta qualcosa che ha un valore simbolico rispetto al mio impegno professionale, pensavo che non fosse importante, pensavo di fare il superiore, pensavo che alla fine fosse una cosa come un’altra da fare tanto perché si fa e invece oggi mi sono messo a pensare e ho capito che non lo è.
Porterò con me la mia bussola e il mio martello, fanculo se mi fermano i Carabinieri e mi chiedono che ci faccio, fanculo se qualcuno mi guarderà un po’ strano, entrambi sono con me dal 1982, ero ancora studente quando li ho comprati, il mio martello insieme alla mia mente fa di me quello che sono: Un geologo.

Tanti auguri a me.
Giampiero D'Ecclesiis